Il fiume

Questo ecosistema fa parte delle acque lotiche come torrenti e ruscelli è quindi caratterizzato da movimento.
Le tipologie di fiume possono variare di molto, per comodità si è voluto semplificare, schematizzare tramite “regioni fluviali”, quello che è il corso del fiume senza analizzare nello specifico le carateristiche che si presentano differenti tra corsi d’acqua alpini e dell’ Italia del sud e tenendo altrettanto presente che da uno stesso monte possono generarsi più fiumi con caratteristiche diverse.
Esporremo un fiume che dal piano montuoso scende a valle fino ad arrivare in mare cominciando dove iniziano ad essere presenti le specie ittiche:

Krenon, o regione delle sorgenti

un fiume può nascere da una sorgente che sgorga dal sottosuolo, da un ghiacciaio o un nevaio e nel suo corso può ricevere un apporto d’acqua da affluenti, saltiamo le sorgenti, Krenon (o regione delle sorgenti) perchè per lo più senza pesci, il primo tratto dei corsi d’acqua corrente viene definito Alto corso ed è caratterizzato da una spiccata dinamicità, si creano cascate e rapide che disciolgono grandi quantità di ossigeno nell’acqua, qui tutti gli organismi devono far fronte alla forza dominante della corrente, il plancton è quasi inesistente, l’acqua è limpida, la temperatura è bassa inferiore anche ai 10 °C, a resistere sono solo il benthos e pesci a corpo piatto come trote (Salmo trutta forma fario) e scazzoni (Cottus gobio Linnaeus 1758).

L' Alto corso del fiume

Alto corso del fiume

Il fondo è composto da massi, ciottoli e ghiaia grossolana, possono farla da padroni i muschi e le felci lungo le sponde, qualche mollusco, piccoli crostacei e larve d’insetto fanno attenzione a non esporsi troppo.

Asplenium scolopendrium / Phyllitis scolopendrium

Asplenium scolopendrium / Phyllitis scolopendrium

Lungo tutto il letto del fiume la fauna e la vegetazione saranno influenzate dalla corrente come il tipo di sedimenti depositati e la larghezza dell’alveo, la quantità di ossigeno disciolto e la temperatura. Le specie itttiche e della flora seguiranno questo cambiamento tipicizzando le zone preferenziali in cui troveranno le caratteristiche più adatte alla loro biologia.
Un primo schema di zonazione ittica venne proposto da A. Thieneman nel 1925 poi il belga M. Huet nel 1949 propose lo schema di classificazione definitivo che utilizzava parametri associati ad una specie guida, il suo schema, chiamato “regola delle pendenze”, è brevemente esposto in una frase: in una regione determinata, acque correnti aventi larghezza, profondità e pendenza equivalenti presentano analoghe caratteristiche di ambiente e di popolamenti ittici.
Questa regionalizzazione vuole il fiume diviso in 5 zone: Zona a trote / zona a temolo / zona a barbo / zona a carpa / zona a passera.
Forniremo una descrizione degli ambienti in relazione alle specie guida ma sempre considerando che questa divisione in zone ittiche non sempre riesce a rappresentare in modo corretto le caratteristiche di un fiume perchè nella realtà dei luoghi possono mancare le specie guida utilizzate o per la presenza di comunità miste nelle stesse zone del corso.
La portata di acqua non consente ancora di chiamarlo fiume siamo in una zona definita Rhitron, o regione dei torrenti ospitata nel tratto montano che coincide con la presenza dei primi salmonidi, qui troviamo l’ Epirhitron e il Metarhitron ovvero zona superiore e medio di questo tratto dove le trote fario (Salmo trutta fario) aspettano il colpo, a condividere lo stesso areale di solito ci sono lo scazzone (Cottus gobio) e la sanguinerola (Phoxinus phoxinus).

Una rana verde su un tappeto di Callitriche stagnalis

Nel corso inferiore detto Hyporhitron incotriamo la zona dei temoli (Thymallus thymallus), in questo tratto nei punti più riparati dalla corrente cominciano a vedersi anche le specie vegetali sommerse tra cui brasca increspata (Potamogeton crispus), ceratofillo comune (Ceratophyllum demersum), callitriche (Callitriche stagnalis), ranuncolo uitante (Ranunculus uitans) e l’alloctona peste d’acqua comune (Elodea canadensis).

Il fiume Fibreno nel suo ultimo tratto prima di gettarsi nel Liri

Altre specie ittiche riscontrabili ora sono il gobione europeo (Gobio gobio) e la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus)
Inizia il Fiume, Potamon, è presente meno corrente questo è il luogo in cui stazionano i ciprinidi.
Il Medio corso è una località in cui le pendenze si fanno più dolci, il corso si allarga, non lo stante sia aumentata la profondità la temperatura è maggiore con elevate escursioni termiche in estate, il fitoplancton dà l’inizio ad una catena alimentare più varia, il fondale si copre di ciottoli e rena, le rive sono coperte di vegetazione ove le opere dell’uomo non hanno portato alla costruzione di argini cementizi.

Il corso medio del fiume ricco di vegeazione

L’acqua è ancora limpida e ossigenata, scorre su un fondo di ghiaia e sabbia grossolana.
Da qui abbiamo le ultime tre zone ittiche della divisione effettuata da Huet.
Epipotamon, il corso superiore, la specie guida è il barbo di cui incontriamo più specie, dalle autoctone come il Barbus plebejus, B. tyberinus, B. caninus agli alloctoni B. barbus il cui areale originario comprende l’intera Europa centrale e parte di quella orientale; dalla Francia al Mar Nero, presente nell’ Italia settentrionale e centrale, Barbus graellsii (o Luciobarbus graellsii) originario della Spagna presente in Toscana nel fiume Ombrone. Sono presenti anche triotti (Rutilus aula), savette ( Chondrostoma soetta Bonaparte, 1840), cavedani italici ed europei (Squalius squalius e S. cephalus, Linnaeus 1758), vaironi (Leuciscus muticellus), lasche (Chondrostoma genei Bonaparte 1832-1841).

Rive del fiume Sacco nella provincia di Frosinone

Metapotamon, corso medio, il pendio è leggero o assente, la corrente è bassa, la vegetazione è presente soprattutto in prossimità degli argini arrivando fin dove può permeare la luce, il materiale fine in sospensione è tanto da rendere torbide le acque, il fondo è melmoso e sabbioso da permettere la presenza di bivalvi del genere Anodonta sul versante Adriatico e Unio un pò ovunque, la specie guida è la carpa (Cyprinius carpio archeointroduzione), sono presenti anche le scardole (Scardinius erythrophthalmus) d’oltralpe, l’alborella (Alburnum alburnum alborella), pesci rossi che a suon di selezione hanno perso la livrea accentuata (Carassius auratus), le tinche (Tinca tinca).
Eccellenti predatori come il luccio (Esox lucius L.1758) lasciano il passo alla sandra (Sander lucioperca) proveniente dall’Europa centro-settentrionale e orientale e al siluro europeo (Silurus glanis) di origine danubiana e i pesci gatto già nominati per il lago.
In molte parti del fiume ancora i gamberi killer (Procambarus-clarkii) e le nutrie (Myocastor coypus) originarie del Sud-America introdotte inizialmente per farne pellicce e poi abbandonate a provocare danni ad agricoltura e argini che vengono indeboliti dalle tane.

Nutrie che banchettano nel crescione d’acqua

Nei punti più calmi ci sono gruppi di ninfee e dove le temperature lo permettono si possono incontrare i giacinti d’acqua (Eichhornia crassipes) e l’ Azolla corolinensis (altre due esotiche).
Basso corso Hypopotamon, siamo alla foce, la portata del fiume è massima e attraversa lentamente valli pianeggianti, la quantità di ossigeno disciolto è molto bassa, a causa dell’erosione l’acqua è spesso fangosa.

Altro abitante comune del fiume è la folaga, Fulica atra

La ridotta velocità della corrente, l’abbondanza di sostanze nutrienti naturali e antropiche favoriscono la presenza del plancton, la vegetazione è ricca fino a formare foreste spondicole di Carex sp. e subacquee di Myriophyllum spp, varie specie di Potamogeton, se il fiume sta concludendo il suo corso in mare nell’ultima porzione sarà maggiore la salinità risentendo anche del flusso delle maree.
Sul fondo sono presenti i chironomidi tipici delle zone con poco ossigeno.
Avvicinandoci al mare tra le specie ittiche saranno presenti la passera (Pleuronectes platessa) e il cefalo (Mugil cephalus L. 1758 e altre varietà ).
La cheppia (Alosa fallax), lo storione (Acipenser sturio e A.naccarii) come la lampreda di mare (Petromyzon marinus) sono un ricordo di letture, l’anguilla (Anguilla anguilla L. 1758) tenterà ancora una difficile risalita verso le acque dolci incontrando bertovelli e dighe a sbarrare una marcia iniziata nel Mar dei Sargassi.

Emilio Martiello

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