Ludwigia hexapetala. Porracchia a sei petali

Pianta perenne, erbacea e anfibia della famiglia Onagraceae, originaria del Sud America (Perù, Argentina, Cile, Costa Rica, Bolivia, sud del Brasile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Paraguay, Uruguay).
L’habitat della specie è nelle zone umide come margini di laghi, stagni, fossi e ruscelli caratterizzati da lento scorrimento; non necessita di particolari esigenze chimiche dei suoli; in condizioni di scarsa ossigenazione ne garantiscono la sopravvivenza i pneumatofori.
A seguito di introduzioni legate al carattere ornamentale si è naturalizzata in Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Italia e Regno Unito divenendo anche invasiva, mentre invece è stata eradicata in Svizzera.
Altre località di introduzione sono Nord America: Stati Uniti (Alabama, Arkansas, California, Distretto di Columbia, Florida, Georgia, Kentucky, Louisiana, Missouri, Mississippi, Carolina del Nord, New Jersey, New York, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Carolina del Sud, Tennessee, Texas, Virginia, Washington, Virginia Occidentale); Africa: Kenya.
Specie dell’aggregato “Ludwigia grandiflora” che comprende anche Ludwigia peploides, Ludwigia grandiflora non risulta essere presente allo stato spontaneo in Italia.

Ludwigia hexapetala

Ludwigia hexapetala presso la loggia delle Pescherie di Giulio Romano a Mantova (2022)

Ludwigia hexapetala è considerata naturalizzata in Lombardia ed Emilia-Romagna, invasiva per Veneto e Lazio.
La specie L. peploides subsp. montevidensis è ormai presente in acque libere di Belgio, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Regno Unito ed è stata recentemente accertata come presenza in Romania (2021).
Non esistono dati conclusivi sulla diffusione globale delle tre specie in considerazione che queste essenze sono spesso contemporaneamente presenti, molto somiglianti e con frequenza confuse pertanto molte pubblicazioni citano “Ludwigia spp.”
Tutte e tre le Ludwigia nominate sono incluse nella Lista delle Specie esotiche invasive di Rilevanza Unionale (Regolamento UE n. 2016/1141), ciononostante alcune di questo aggregato sono ancora presenti nei listini dei principali negozi di piante acquatiche on-line e spesso proposte con nomenclatura differente (es. Jussiaea grandiflora).
I densi nuclei di Ludwigia formano ampie coperture inibendo e spiazzando le specie native, così che dalle rive fino agli spazi più aperti degli invasi ad una profondità massima di 2 m creano intricate distese monospecifiche, in condizione di minor esposizione solare e dove sono presenti comunità di elofite originarie l’avanzata trova condizioni meno favorevoli.

Ludwigia hexapetala
Riesce a colonizzare nuove stazioni anche in ambienti acquatici degradati con scarsa o nulla vegetazione ripariale, persino in carenza di substrati come sugli alvei fluviali irregimentati nel cemento.
La riproduzione può avvenire per seme dopo l’impollinazione incrociata e per via vegetativa con radici emesse ai nodi o per frammentazione di porzioni trasportate dalla corrente o da animali e poi radicanti a generare nuove colonie avventizie.
Con il gelo le piante vanno a deperire ma la parte ipogea rimane vitale per ripresentarsi all’innalzamento delle temperature, le parti in decomposizione producono grandi quantità di biomassa con eccessiva sedimentazioni nell’ambiente acquatico.

Ludwigia hexapetala
Si presenta morfologicamente come glabra o sparsamente villosa; con fusti eretti, strisciati e flottanti dai 20 ai 200 cm, con strutture di cellule spugnose (xantomatose) ai nodi; foglie dal breve picciolo di 5-30 mm, alternate, dalle numerose venature, cuneate alla base, ellittiche le emergenti e obovate le flottanti; fiori ascellari singoli con peduncoli di 9 cm, calice di 5 (-6) sepali, corolla di 5 (-6) petali gialli, 10 (-12) Stami, disposti in 2 verticilli disuguali e con antere più scure di 0,5 (-2,2) mm; Il frutto è una capsula portata su peduncoli lunghi fino a 9 cm, riflessa, con sezione circolare; semi minuti a sezione triangolare.
L’identificazione per chiavi di riconoscimento tra le tre entità dell’aggregato Ludwigia grandiflora trova maggiore affidabilità nella forma delle foglie e nella lunghezza dei sepali.
L’eradicazione di queste specie nelle aree non native viene effettuata con ripetuti interventi di sradicamento manuale e a mezzo meccanico mediante l’uso di benne, raccolta dei frammenti prodotti e messa in sicurezza delle zone interessate con cordoni galleggianti per evitare dispersione dei propaguli. (Nota: progetti mirati al contenimento in provincia di Varese e all’interno del Parco del Mincio).

Emilio Martiello © Acquefredde.it .

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